Obama a Hiroshima: bombe e crimini contro l’umanità
di Guido Baldi
A Hiroshima il presidente degli Stati Uniti ha deposto una corona di fiori dinanzi al cenotafio che ricorda le vittime della bomba atomica, ma non ha fatto autocritica a nome della nazione per quel fatto né ha chiesto scusa per le vittime:
un modo implicito di ribadire che sganciare quelle bombe sul Giappone era una scelta necessaria, giusta e inevitabile.
Ma la nostra coscienza etica e civile non può non insorgere: non dobbiamo accettarlo, dobbiamo proclamare con forza che distruggere città intere e sterminare in un colpo solo decine e decine di migliaia di civili, lasciando terribili menomazioni ai superstiti e condannandoli a morte lenta negli anni a venire, è un orrendo crimine contro l’umanità. Non si può tacere come si fa abitualmente, per soggezione verso la potenza egemone o magari perché si sono davvero prese per buone e introiettate le sue giustificazioni.
Nelle guerre attuali, quando le bombe “intelligenti” massacrano civili, i governi e le autorità militari si affrettano ad esprimere scuse addolorate per i “danni collaterali”, sottolineando con aria afflitta che si è trattato di un errore, che non era certo quello l’obiettivo. Sono scuse ipocrite, ma almeno lasciano intravedere la consapevolezza che sterminare civili innocenti è percepito dall’opinione comune come qualcosa di inaccettabile (a parte che la guerra in sé, in cui muoiono migliaia o talora milioni di uomini in uniforme è qualcosa di orrendo, ma questo sarebbe un altro discorso): al contrario a Hiroshima e a Nagasaki non fu un errore, un “danno collaterale” non voluto, la distruzione delle città e il numero impressionante di morti furono voluti con fredda e cinica determinazione. E non si accampi la scusa penosa che così si risparmiarono moltissime altre vittime, evitando l’invasione del Giappone.
Ma non basta parlare delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki: lo stesso discorso vale per i bombardamenti a tappeto scatenati dagli angloamericani sulle città tedesche e italiane, in cui parimenti vi furono migliaia e migliaia di civili massacrati e spaventose distruzioni di tessuti urbani. Sì, perché nel conto vanno messe non solo le vite umane, ma anche altre cose preziose, come le bellezze artistiche e i monumenti che tramandano le memorie della civiltà. Città cariche di storia e ricche di bellezze come Norimberga, Dresda, Berlino e tante altre furono rase al suolo. E in Italia le bombe angloamericane hanno lasciato ferite immedicabili, come il camposanto di Pisa colpito da una bomba incendiaria o la chiesa di Santa Chiara a Napoli distrutta con tutti i suoi tesori, per non parlare di innumerevoli altri casi. E le tombe del cimitero del Verano a Roma profanate dalle bombe? I morti erano certo pericolosi, un importante obiettivo militare da colpire.
Noi ricordiamo con sacrosanta indignazione gli eccidi di civili compiuti dai tedeschi alle Fosse Ardeatine, a Marzabotto, a Boves, a Sant’Anna di Stazzema e in tanti altri luoghi. E i civili sterminati dalle bombe degli alleati? Che differenza c’è? Solo quantitativa, perché le stragi naziste facevano centinaia di vittime, quelle angloamericane decine di migliaia. Certo nel primo caso i soldati sparavano con spietata crudeltà raffiche di mitra contro i corpi di vecchi, donne e bambini a pochi metri distanza, mentre nel secondo i piloti premevano soltanto asetticamente un bottone, a migliaia di metri d’altezza, senza vedere le loro vittime: ma nella sostanza cambia qualcosa?
E non vale la giustificazione che erano stati i tedeschi e gli italiani ad aggredire (col Giappone) e che i nazisti avevano implacabilmente bombardato le città inglesi: un crimine non giustifica mai un altro crimine.
Nei crimini contro l’umanità non valgono graduatorie: non ha senso disquisire su quali siano stati più gravi ed esecrabili, in quanto sempre di crimini si tratta. Semplicemente, le azioni del presidente democratico Roosevelt, che dinanzi alle missioni delle fortezze volanti incitava: «Bomb! Bomb! Bomb!», e del presidente egualmente democratico Truman, che fece sganciare le atomiche sul Giappone, vanno ascritte alla categoria dei crimini contro l’umanità, come quelle compiute da Hitler (riservando un posticino anche a Churchill). E la storia è tenuta a ricordarsene, così come la memoria dei popoli.
Non è detto che la storia debbano scriverla sempre i vincitori.