Davide Grasso dopo la battaglia Menbij.

Spunti di riflessione sulla guerra in Siria.

L'asino vola
5 min readSep 27, 2016

di Davide Grasso

Davide Grasso, torinese, è uno studioso di filosofia che ha deciso di partire per la Siria per combattere al fianco dei “curdi” del JPG e, contemporaneamente, per documentare la realtà del conflitto siriano con l’intento di eliminare il filtro del giornalismo ufficiale, parziale e fuorviante. Davide descrive ciò che vive quotidianamente, sul suo blog e sui principali social media (twitter e facebook), volto a fornire spunti di analisi critica e di riflessione sulla situazione. (a.s.)

1. Tutti a disperarsi per la “fine del cessate il fuoco in Siria”. Ma questo cessate il fuoco era una farsa come tutta la politica internazionale che riguarda la Siria. L’accordo tra Usa e Russia di sette giorni fa aveva due contenuti principali: (1) Il permesso da parte di Russia-Regime a convogli umanitari Onu di raggiungere i quartieri di Aleppo controllati dal Fronte Islamico e assediati da mesi dalle forze del regime (richiesta Usa); (2) Prospettiva di bombardamenti congiunti su al Qaeda in Siria, ossia Fatah al-Sham (richiesta russa) dopo la tregua. Perchè è fallito tutto?

Formalmente perchè gli Usa hanno bombardato una postazione del regime circondata dall’Isis a Deir el Zor (!!!) e perchè il regime ha risposto allora bombardando gli aiuti Onu che avevano appena raggiunto i quartieri del Fronte Islamico ad Aleppo. Ma quale realtà sta dietro tutto questo?

Questa realtà: agli Usa non basta appoggiare le Forze Siriane Democratiche a nord, vogliono anche appoggiare il Fronte Islamico a ovest; sia perché loro intento è sempre creare regimi controllabili in medio oriente (e l’idea di Siria del Fronte Islamico è una specie di nuova Arabia Saudita o di nuovo Qatar, irreprensibili con la popolazione ma servili con il padrone a stelle e strisce); sia perché le forze autenticamente rivoluzionarie delle Ypg-Ypj devono essere bilanciate dalle forze reazionarie del Fronte Islamico in termini generali, come del resto pretende l’alleato turco degli Usa, che per ovvie ragioni avversa anche noi qui in Rojava.

La Russia ha tentato di convincere gli Usa almeno a scorporare al Qaeda dai suoi alleati del Fronte Islamico, e bombardare assieme quella forza; ma lo ha fatto anche perché sa che il Fatah al-Sham è politicamente molto forte nell’ovest siriano e il Fronte Islamico dipende in gran parte dall’alleanza militare, economica e politica con questa organizzazione. Chiedere agli Usa di bombardare Al Qaeda, in Siria, significa nei fatti chiedere loro di indebolire il Fronte Islamico e propiziarne la distruzione da parte del regime, rendendo possibile la fine della guerra in Siria.

Di fatto, per portare avanti le loro politiche reazionarie in medio oriente, e per compiacere l’alleato turco, gli Stati Uniti si trovano costretti a proteggere la stessa organizzazione che ha distrutto le Twin Towers a New York nel 2011. L’ipocrisia che si è aperta con l’invasione dell’Afghanistan, si chiude nella guerra civile siriana nel segno della più grande offesa alla memoria e alla sensibilità non certo delle elites statunitensi, ma del popolo statunitense.

Il quale, tanto, non saprà forse mai nulla di tutto questo, o lo saprà quando sarà troppo tardi.

2. Quando si parla di guerra in Siria è necessario anzitutto tenere presente che ciò che la TV e i giornali chiamano “opposizione siriana” o, in maniera ancora più ridicola, “Free Syrian Army”, si chiama in realtà Fronte Islamico. Quando i rappresentanti del Fronte Islamico si presentano alle Nazioni Unite, si fanno chiamare “Alto Comitato per i Negoziati”.

Ma cos’è il Fronte Islamico? E’ l’unione della maggior parte dei principali movimenti salafiti siriani e di quelli legati alla fratellanza musulmana, uniti dalla comune idea di creare uno stato islamico su tutta la Siria.

Quando sentite i telegiornali dire che un convoglio umanitario stava raggiungendo i quartieri di Aleppo controllati dai “ribelli” o “dall’opposizione siriana”, dovete sapere che usano questi termini per non dire che sono controllati dal Fronte Islamico; perché è imbarazzante per i media occidentali rivelare alle popolazioni occidentali che chi vuole creare uno stato islamico va bene in Siria ma non va bene in Egitto, va bene in Yemen ma non va bene in Afghanistan; perchè allora tutti noi potremmo cominciare a ragionare e farci delle domande sugli stati e i movimenti “islamisti” che ora vengono combattuti perchè vanno contro certi interessi, ora vengono foraggiati e appoggiati perché vanno bene per quegli interessi.

Gli interessi sono molto noiosi e banali: le principali risorse energetiche mondiali, situate in medio oriente. Usa e Ue vogliono rovesciare il governo siriano, a loro ostile e vicino alla Russia, e per questo non esitano ad appoggiare la parte più oscura e reazionaria della rivoluzionare siriana, facendo però bene attenzione che le popolazioni che governano non lo sappiano.

Visto che è già successo che un pezzo di quella rivoluzione islamica in Siria si staccasse e formasse uno stato islamico, che poi ha attaccato i civili in Europa e negli Stati Uniti, compiendo dei massacri. Allora i nostri capi di governo e di stato si commuovono ai funerali, dicono “Aux armes o citIslamico1Ma nel frattempo continuano a ingannarci su cosa sia “l’opposizione siriana”…

3. Informare sulla realtà della rivoluzione in Siria e anche sui suoi aspetti più oscuri (la nascita dell’Is, il potere di Al Qaeda e del Fronte Islamico) non significa schierarsi dalla parte del regime siriano. Il regime siriano è un regime militare brutale che ha sempre governato la Siria ricorrendo alla violenza dispiegata sulla popolazione. E’ un regime familistico che non ha esitato a sganciare sulla popolazione civile che scendeva in piazza barili pieni di nitroglicerina (fatto che mi hanno confermato diversi testimoni oculari).

La guerra civile siriana è una guerra atroce. I soldati siriani sono stati vittime di terribili massacri, in cui migliaia di soldati prigionieri sono stati trucidati e gettati in fosse comuni dalle forze oscure della rivoluzione; a loro volta i militari siriani non hanno esitato in questi anni a torturare migliaia di persone e a bombardare i civili dal cielo.

Ognuno può avere la sua interpretazione della situazione, ma ciò che in primo luogo è fondamentale è ribellarsi all’inganno sistematico operato dai nostri giornalisti, che fingono di fare informazione sulla Siria (o sulla Libia…) quando invece provvedono in modo professionale e calcolato a disinformare e a confondere intenzionalmente le idee negli interessi delle politiche estere dei nostri governi.

Occorre chiamare le cose con il proprio nome.

Il regime siriano è un sistema di potere socialmente oppressivo su cui la rivoluzione siriana, come fenomeno storico complessivo, ha messo l’ultima parola, benchè in quanto regime si sorregga ancora sulla forza militare sua e dei suoi alleati.

La rivoluzione si è polarizzata in due rivoluzioni nel corso di questi cinque anni:

a) La rivoluzione islamica, una rivoluzione reazionaria non perché legata all’Islam ma perchè legata a all’imposizione unilaterale a tutte e tutti dell’Islam, anzi all’imposizione di una sua interpretazione specifica per mezzo dello stato;

b) La rivoluzione confederale, una rivoluzione reale perchè basata sulla costruzione di forme di potere popolare e produzione collettiva nuove, che lascia spazio a tutti i credi e a tutti gli stili di vita e chiede a tutte le comunità linguistiche del medio oriente di costruire in autonomia e nella convivenza reciproca le proprie istituzioni.

Ognuno può scegliere da che parte stare, ma questa è la realtà.

Chiedetevi perché non sentite mai parlare di Fronte Islamico ma di “opposizione siriana”; o perché non sentite mai parlare di rivoluzione confederale ma di “curdi”. Con la banalizzazione delle parole, si nasconde una complessità pericolosa.

La prima arma nella guerra di oggi è un’informazione indipendente.

di Davide Grasso, Facebook, 21 settembre 2016.

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